Pagelle Volta a Catalunya 2019: Lopez svetta su Yates e Bernal, Froome e Valverde da rivedere, Porte da incubo
Miguel Angel Lopez (Astana), 9,5: Forse non era il più forte, ma tatticamente è quello che ha saputo approfittare meglio delle situazioni di corsa nelle due tappe di montagna. Dopo il successo in Colombia riscatta così una Parigi – Nizza non proprio all’altezza delle aspettative, confermandosi uno degli scalatori più forti del panorama internazionale e rilanciando l’ottimo momento di una Astana ancora una volta dimostratasi all’altezza.
Adam Yates (Mitchelton-Scott), 9: Altro piazzamento per il britannico che comunque ha il merito di saper dare spettacolo con le sue accelerazioni e tentativi anche da lontano. Il bilancio finale è comunque superiore a quello della Tirreno – Adriatico visto che si porta a casa anche una tappa e la convinzione di essere fra i pochi che può giocarsela con i colombiani quando la strada si inerpica. Ottimo anche il supporto del fratello Simon (7,5) che si sacrifica completamente alle ambizioni del gemello per un binomio di grande spessore.
Egan Bernal (Team Sky), 8,5: In salita forse era il più forte, ma le tattiche degli avversari (ogni tanto anche le sue) non lo favoriscono, dovendosi così accontentare di una terza posizione che solo a un fenomeno come lui può andare stretta vista la giovanissima età. Come se servisse ancora, altra dimostrazione delle grandi qualità fisiche e mentali di un ragazzo dal presente brillante e dal futuro ancor più lucente.
Michael Matthews (Team Sunweb), 8,5: Due splendidi vittorie per il corridore australiano che dopo un periodo difficile trova i risultati che cercava, di ottimo auspicio in vista delle ormai sempre più imminenti classiche. Peccato per la beffa del primo giorno, ma è forse anche proprio grazie a quella che abbiamo potuto assistere a questa reazione da campione.
Thomas De Gendt (Lotto Soudal), 8: Allo splendido successo nella prima frazione, che si potrebbe ormai definire quasi proverbiale, il belga unisce ovviamente anche la maglia di leader, che prova a tenere il più possibile. Persa quella dopo una buona resistenza, si prende quella dei GPM onorando la corsa dal primo all’ultimo giorno.
Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), 8: Sconfitto il primo giorno, non si dà per vinto riprovandoci il giorno dopo e appena possibile, fino allo splendido successo ottenuto nella quinta tappa con una azione imprendibile per chiunque. Le grandi salite gli sono ancora un po’ indigeste e per fare classifica non sembra ancora pronto, ma in questa dimensione di cacciatore di tappe dimostra già un livello decisamente alto con una settimana di grandi prestazioni.
Davide Formolo (Bora-hansgrohe), 8: In classifica fa fatica, ma con il passare dei giorni emerge, lasciando anche capire quanto questa corsa sia per lui importante per la preparazione in vista degli appuntamenti più importanti. Trova così le gambe per provare a farsi notare, fino alla meravigliosa azione nell’ultima tappa, quando tutto solo parte e resiste al gruppo in piena lotta per regalarsi uno splendido successo che inseguiva ormai da quattro anni.
Nairo Quintana (Movistar), 7,5: Il percorso non era ideale per lui, scalatore da grandi salite, ma quando ne ha l’occasione riesce comunque a farsi notare, correndo sempre con attenzione nelle giornate in cui invece doveva difendersi. Non convince troppo la sua ormai consueta tattica attendista, che verso Vallter 2000 sembra regalare ai suoi rivali la possibilità di rientrare, ma nel complesso fa quel che può.
Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), 7: Un gradino sotto ai grandi contendenti c’è il corridore neerlandese, che si conferma tra i migliori in salita con una buona prestazione complessiva, anche lui su di un tracciato non proprio cucito su misura. Quinto finale, dopo aver ritrovato lo scorso anno il livello che gli aveva permesso di sfiorare il Giro nel 2016, quest’anno conferma di essere ancora su quei livelli.
Daryl Impey (Mitchelton-Scott), 7: Il sudafricano non vince, ma si fa trovare pronto in ogni occasione utile per gettarsi nella mischia, dimostrando una bella condizione. Per lui due podi e quattro top in sette tappe, sono l’ennesima dimostrazione di un corridore che in questa fase della sua carriera sembra aver trovato la libertà per far fruttare a pieno le sue qualità.
Guillaume Martin (Wanty-Gobert), 7: Non è il più appariscente né il più brillante, ma lo scalatore transalpino si ritaglia un bell’ottavo posto finale, in mezzo a grandi nomi. Per un corridore appartenente al circuito professional è un bel risultato, che conferma le qualità di un corridore di cui non si parla molto, ma che ha importanti qualità in salita.
Michael Woods (EF Education First), 6,5: Il canadese non brilla particolarmente malgrado sulla carta questo fosse un tracciato in cui la sua esplosività poteva trovare la giusta valvola di sfogo. Chiude alla fine con un sesto posto, un discreto risultato se si considera che è in preparazione per le Ardenne, con il picco di forma tra tre settimane.
Patrick Bevin (CCC Team), 6,5: Un altro che dall’anno scorso sembra aver trovato una nuova dimensione. Tra le poche conferme della ex BMC, il corridore neozelandese trova maggiore spazio con la squadra ora polacca e cerca di farlo fruttare ogni volta che può, cogliendo in questa corsa quattro piazzamenti nei primi dieci.
Rafal Majka (Bora-hansgrohe), 6: Non particolarmente appariscente, anche per un percorso complessivo in cui le sue qualità fanno più fatica ad emergere, paga tuttavia più del previsto le tappe sulla carta a lui più adatte. Se il settimo posto finale non è sulla carta un brutto risultato, il distacco accumulato non può essere più che sufficiente visto che rispecchia prestazioni lontane dai migliori.
Phil Bauhaus (Bahrain-Merida), 6: Un sesto e un secondo posto che fanno ben sperare il giovane tedesco, capace di digerire le dure giornata di salita per provare poi a dire la sua nelle tappe a lui più indicate. Peccato aver trovato sulla sua strada un superlativo Matthews.
Chris Froome (Team Sky), 6: La caduta lo condiziona ed è difficile sapere esattamente come sarebbe andata senza, con il Keniano Bianco che comunque prosegue la corsa sino alla fine, mettendosi al completo servizio del suo erede approfittandone per accumulare chilometri preziosi nella sua preparazione.
Alejandro Valverde (Movistar), 5,5: Il campione uscente sembra iniziare bene, lottando appena possibile per prendersi secondi ai traguardi volanti e con un discreto secondo posto di tappa nella seconda giornata, ma improvvisamente crolla con l’arrivo delle salite e da allora è una corsa di rimessa, parzialmente al servizio di Quintana e dello sfortunato Marc Soler (6), piazzato fino all’ultimo giorno con una caduta che tuttavia lo costringe al ritiro.
Jay McCarthy (Bora-hansgrohe), 5,5: Più volte piazzato, ma sempre un po’ troppo dietro, senza essere realmente in lizza per il successo, l’australiano perde una buona occasione di farsi notare in una squadra in cui altrimenti è spesso chiuso.
Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), 5: Poteva essere una corsa sulla carta a lui molto adatta, ma quando arrivano le salite dimostra di non avere la gamba di quelli che sono molti dei suoi rivali attesi a luglio. La corsa si conclude poi per lui con una brutta caduta, che speriamo non provochi conseguenze troppo importanti.
André Greipel (Arkéa-Samsic), 5: Tappe proprio ideali per lui non ce n’erano, ma il tedesco è un velocista coriaceo e può reggere anche in frazioni miste. Cosa che tuttavia non ha realmente saputo fare in questa edizione, anche con una squadra che sinora non appare del tutto all’altezza.
Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 5: Non è nelle condizioni migliori, soffrendo quando la strada sale, una condizione in cui non siamo abituati a vederlo. Con il Tour de France come grande obiettivo stagionale, in questo periodo dell’anno prevedibilmente non risplende. Comunque, niente di preoccupante, visto anche un discreto colpo di pedale nell’ultima tappa.
Richie Porte (Trek-Segafredo), 5: Continuano le difficoltà per il corridore australiano, che dopo aver rinunciato alla Parigi-Nizza conferma di non essere ancora in grandi condizioni con una prestazione piuttosto anonima. Altra delusione per il tasmano, che dopo l’ottimo esordio in Australia non è più riuscito a trovare la gamba.
Enric Mas (Deceuninck-QuickStep), 5: Lo spagnolo non brilla sulle strade di casa, conquistando un effimero secondo posto nella tappa finale e un nono posto in classifica che sono lontani dalle sue ambizioni iniziali, quelle di un corridore che non nasconde di puntare a grandi obiettivi quest’anno.
Warren Barguil (Arkéa-Samsic), 4,5: Altra prestazione non proprio incoraggiante per il francese, che continua così il suo periodo abbastanza anonimo, complici anche alcuni problemi fisici. A piovere sempre sul bagnato, la caduta nel circuito finale che lo costringe al ritiro, fortunatamente senza fratture. Difficile pensare possa essere pronto per le Ardenne, dovrà lavorare duro per dimostrare ad ASO che hanno fatto bene a puntare su di lui per il Tour de France.
Wilco Kelderman (Team Sunweb), sv: Non stava brillando, ma con l’ennesima frattura della clavicola è costretto al ritiro senza poter dimostrare fino alla fine cosa avrebbe potuto fare.
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